Cicerchia Un Legume Povero

Ode alla cicerchia

In principio c’era mia nonna.

A primavera seminava i fagioli, ceci, cicerchia, generalmente tra il granoturco, per sfruttare i piccoli spazi esistenti tra un solco e l’altro.
In agosto, raccolte le cime del granoturco per l’alimentazione bovina, le pannocchie maturavano al sole estivo e i legumi sottostanti venivano accuratamente raccolti.
Andavo con lei, strappavo dal suolo gli arbusti interi carichi di baccelli ormai maturi, si facevano dei fasci, si caricavano sulle spalle e si portavano nell’aia. Raccolti in piccoli mannelli, venivano appesi su una parete assolata fino a che, da lì a qualche giorno, fossero pronti per la battitura.
Avere fagioli, ceci e cicerchia era già una garanzia per l’inverno che presto sarebbe arrivato e ogni donna sapeva governare con misura le risorse della casa.
Dopo la battitura con ampio crivello, la cicerchia veniva ripulita e le ultime pule del baccello spezzato se ne andavano al soffio della brezza pomeridiana, quando la cicerchia veniva ventilata a mano, all’ombra di un grande olmo.
Allorché mia nonna ci lasciò, negli anni Sessanta, anche la cicerchia uscì dalla nostra vita. Era un legume povero, la buccia era troppo dura, il sapore meno delicato dei ceci, l’uso meno versatile rispetto ai fagioli.

Trent’anni dopo sono venuto a sapere che in un angolo delle nostre colline, a Serra de’ Conti, qualcuno coltivava ancora la cicerchia, quella minuta e saporita che avevo conosciuto da bambino e non quella grande insipida che le multinazionali fanno coltivare, per lo più per l’alimentazione animale.
Mi sono lasciato prendere da un segreto entusiasmo; riscoprire la cicerchia era come rinverdire una sana radice. “Non è giusto – mi son detto – che i miei antenati abbiano assaporato per secoli il sapore della cicerchia e proprio io interrompa questa catena”.
Così abbiamo deciso di riprenderla con cura, l’abbiamo rivestita a festa, servendola fumante, d’inverno, dentro una calda pagnotta con un filo d’olio extra vergine di oliva e i profumi dell’orto.
Sacro è il pane sulla tavola, fragranti sono gli aromi, dolce è la nostra cicerchia della Marca di Ancona.

La cicerchia viene prodotta da aziende locali che costituiscono la cooperativa La Bona Usanza (www.labonausanza.it), la quale provvede alla sua commercializzazione.

La cicerchia di Serra de’ Conti è inserita nell’elenco dei prodotti tipici regionali che sono stati selezionati nel sito della Regione Marche.
www.regione.marche.it

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